Otto Scharmer-Filantropia 4.0: Quale forma di donazione abilita il cambiamento trasformativo?

Fedi Paolo
11 min readApr 23, 2024

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di: Otto Scharmer

Tradotto da: Paolo Fedi e Manuela Pagani Larghi

Immagine di Jayce Lee

Di fronte all’accelerazione degli sconvolgimenti e dei dissesti sociali e ambientali, le forme tradizionali di donazione filantropica potrebbero essere meno efficaci di un tempo. Di fronte alle divisioni sociali, alle guerre e alla crisi climatica, gli attori principali della filantropia hanno iniziato a chiedersi come questa possa rispondere più efficacemente nei momenti di policrisi. Come può la filantropia affrontare le nuove forme di iper-complessità? Qual è il ruolo della filantropia nel rispondere alla disgregazione e come può promuovere la rigenerazione e la trasformazione?

Numerosi esperimenti e innovazioni nel settore filantropico stanno rispondendo in vari modi a queste sfide dirompenti: dai finanziamenti basati sulla fiducia alla creazione di sovvenzioni partecipative, fino alle sovvenzioni di base pluriennali flessibili per la costruzione di infrastrutture trasformative.

Alla base di questi sforzi innovativi c’è il desiderio di creare un impatto sistemico e duraturo che porti a una trasformazione dei modelli esistenti e che sostenga un cambiamento sostenibile e inclusivo per il benessere delle comunità e del pianeta.

Tre tipi di complessità

Nel nostro lavoro al Presencing Institute crediamo che la maggior parte delle soluzioni alle sfide che dobbiamo affrontare esistano già. Ma ciò che manca è la nostra capacità collettiva di implementare queste soluzioni in modo tempestivo e su larga scala. Crediamo anche che il ruolo della filantropia stia cambiando. Le forme tradizionali di beneficenza e di risoluzione dei problemi, definite dai donatori, possono fornire soluzioni efficaci a sfide semplici, ma le nuove complessità della poli-crisi richiedono nuovi approcci da parte di tutti i settori. Ci sono implicazioni per (a) il rapporto tra filantropia e produttori di cambiamento sociale e per (b) la consapevolezza e la mentalità che guidano l’attività filantropica.

La disciplina del pensiero sistemico può aiutarci a comprendere la complessità. Le sfide che le nostre istituzioni e comunità devono affrontare sono riconducibili a tre tipi di complessità (cfr. Figura 1).

Figura 1: Tre tipi di complessità: dinamica, sociale, emergente (Fonte: Scharmer, C. O. (2019), Teoria U, pag. 58).

La complessità dinamica riguarda i cicli di feedback ritardati: causa ed effetto sono distanti nello spazio e nel tempo. Ad esempio, le emissioni di carbonio dei decenni passati in luoghi lontani hanno un impatto sul clima di tutto il mondo. Affrontare questo tipo di complessità implica l’uso di metodologie basate su interi sistemi (ad esempio, la dinamica dei sistemi).

La complessità sociale riguarda le differenze di punti di vista e di interessi: una varietà di soggetti interessati porta interessi e visioni del mondo diversi su una situazione. Un esempio recente è stato il tentativo delle parti interessate della COP 28 di concordare una dichiarazione congiunta. Affrontare con successo la complessità sociale richiede l’utilizzo di raffinate metodologie multi-stakeholder per riunire interessi e punti di vista diversi nella risoluzione collaborativa dei problemi.

La complessità emergente è la caratteristica che definisce le sfide pressanti che il nostro pianeta, le nostre istituzioni e le nostre comunità devono affrontare: sfide dirompenti la cui soluzione è sconosciuta, in parte perché i problemi continuano a cambiare e ad evolversi. Esempi di questo tipo di complessità sono la tecnologia (IA), la salute (Covid 19), la guerra, il terrorismo, la violenza strutturale (ad esempio, in Medio Oriente) e gli sconvolgimenti climatici. Affrontare la complessità emergente richiede una visione di sistema piuttosto che una visione a silo. Ad esempio, l’Accordo di Parigi, solo pochi anni dopo il fallimento dei negoziati sul clima di Copenaghen, ha dimostrato come un approccio alla leadership basato sulla consapevolezza e sui sistemi possa spostare il pensiero delle rispettive parti interessate da una visione egosistemica a una visione eco-sistemica. Per svolgere efficacemente questo nuovo lavoro di leadership sono necessari metodi e strumenti per il cambiamento dei sistemi.

Quattro tipi di filantropia

In sintesi, oggi la filantropia si trova ad affrontare, come ogni altra cosa, livelli crescenti di complessità. La matrice che segue delinea quattro tipi di attività filantropiche che rispondono in modo diverso alla complessità sistemica. In realtà, gli esempi concreti di donazioni filantropiche possono fondere elementi di più di una di queste tipologie. Tuttavia, per chiarire i diversi tipi (e la loro logica di fondo), può essere utile osservare la tabella seguente.

Tabella 1: Quattro tipi di filantropia

La filantropia — letteralmente, l’amore per l’umanità — ha tradizionalmente assunto la forma di donazioni caritatevoli e individuali (Filantropia 1.0). La sfida è definita e il donatore aiuta. Una comunità ha bisogno di una biblioteca, una scuola di una palestra o un individuo di cibo e alloggio. Un beneficiario può riconoscere un dono intitolando uno spazio a un grande donatore o pubblicando i nomi di donatori più piccoli. Questi doni soddisfano un bisogno immediato, ma di solito non eliminano le cause profonde del problema. Le cause profonde possono includere la povertà, la disuguaglianza, l’esclusione dalle opportunità, il razzismo sistemico e la destabilizzazione del clima, per citarne alcune. Affrontare le questioni sistemiche che hanno portato ai problemi richiede un altro tipo di risposta.

La filantropia 2.0 introduce output e risultati misurabili e mira ad aumentare l’efficienza e l’impatto delle donazioni. Una fondazione potrebbe sviluppare un obiettivo strategico (come la riduzione delle emissioni di CO2, la riduzione delle dimensioni delle classi o il miglioramento dell’accesso all’assistenza sanitaria) e un sistema di indicatori che misuri l’impatto delle donazioni in queste aree.

La recente popolarità della filantropia efficace ha dimostrato che lavorare con indicatori quantificabili presenta vantaggi in termini di efficienza, ma presuppone anche che il filantropo sappia qual è il problema e come affrontarlo al meglio. I critici di questo approccio hanno evidenziato forti squilibri di potere e una tendenza a finanziare aree d’impatto più facilmente misurabili nel breve periodo, oltre al fatto che riduce la responsabilità dei decisori filantropici. Ad esempio, la filantropia statunitense eroga 500 miliardi di dollari all’anno e quella europea circa 60 miliardi. Qual è il ritorno della società sui vantaggi fiscali che i detentori di ricchezza ricevono su quei 560 miliardi di dollari? Questo investimento ci sta portando verso un mondo migliore, affrontando le cause alla radice dei problemi della società, o (e i trilioni di dollari in attività finanziarie che li hanno generati) li sta solo perpetuando?

Il segno distintivo della filantropia efficace è la separazione categorica tra il modo in cui si guadagna il denaro (spesso attraverso pratiche iper-estrattive che danneggiano il pianeta e le persone) e il modo in cui lo si spende (per la risoluzione di problemi sintomatici definiti dai donatori), ma tende a chiudere un occhio sulle questioni sistemiche più profonde, amplificando così le disuguaglianze e le rotture degli ecosistemi.

La filantropia 3.0 è più collaborativa, sperimentale e a lungo termine e include maggiormente la prospettiva del beneficiario. Ad esempio, la fondazione comunitaria Maine Initiatives è un’innovatrice in questo tipo di sovvenzioni partecipative. Le comunità locali non solo definiscono le aree di intervento delle loro donazioni, ma decidono anche chi riceverà le sovvenzioni. Nella filantropia 3.0, il rapporto tra filantropo e artefice del cambiamento è collaborativo. Il dialogo è fondamentale per il suo successo e le donazioni sono inserite in contesti sociali specifici. Le collaborazioni tra i finanziatori, i fondi di finanziamento e gli investimenti d’impatto sono altri tipi di esperimenti di filantropia 3.0 che includono alcune caratteristiche emergenti della filantropia 4.0.

La filantropia 4.0 è una forma emergente di attività filantropica che si concentra sul cambiamento trasformativo dei sistemi. La filantropia 4.0 mira ad affrontare le cause profonde di una sfida adottando una prospettiva sistemica. L’obiettivo principale della filantropia 4.0 è cercare trasformazioni che generino benessere e prosperità per tutti. Questo tipo di trasformazioni — ad esempio, la riduzione della violenza strutturale, del razzismo istituzionale o della distruzione dell’ambiente — richiedono il contributo costruttivo dell’intero sistema nell’elaborazione delle soluzioni. Misurare i progressi e i successi in queste aree è difficile, e questo tipo di problemi sistemici alla radice spesso richiede interventi a lungo termine. Le caratteristiche della filantropia 4.0 includono relazioni basate sulla fiducia, sovvenzioni pluriennali di maggiore entità e sviluppo di capacità con la partecipazione dell’intero ecosistema di partner. Queste stesse caratteristiche, senza l’intenzione o l’obiettivo di un’evoluzione o trasformazione dei sistemi, non costituirebbero una filantropia 4.0.

Diverse organizzazioni hanno mosso i primi passi verso le donazioni 4.0. Per esempio, l’amministratore delegato della Lankelly Chase Foundation, Julian Corner, ha dichiarato: “Ci siamo bloccati e abbiamo capito di essere parte del problema”. Così ha creato un “percorso di transizione” per smantellare sé stessa e trasferire i suoi beni alle comunità che possono utilizzarli nel modo che ritengono più opportuno.

Un’altra è la Fondazione V. Kann Rasmussen. Nel 2020 il consiglio di amministrazione della fondazione ha riflettuto sul suo ruolo alla luce dell’emergenza planetaria e ha concluso che “dobbiamo fare molto di più per affrontare questa minaccia esistenziale nel tempo che ci rimane per affrontarla”. Il consiglio di amministrazione ha deciso di “spendere la sua dotazione nel corso dei prossimi quindici anni, permettendoci di raddoppiare le sovvenzioni annuali durante questi anni cruciali”.

La Dutch Postcode Lottery fornisce finanziamenti istituzionali di base non vincolati alle ONG per sostenere le organizzazioni chiave della società civile e aiutarle a rafforzare il loro ecosistema di collaborazione. Il programma BUILD (Building Institutions and Networks) della Fondazione Ford è un’iniziativa da 1 miliardo di dollari che mira anch’essa a rafforzare le capacità delle organizzazioni della società civile attraverso finanziamenti illimitati a lungo termine. Questi esempi sono importanti nel contesto attuale, in cui le organizzazioni della società civile nella maggior parte dei Paesi sono sotto attacco.

La Fondazione Eileen Fisher lavora per portare l’industria dell’abbigliamento verso un “fashion design rigenerativo”; l’azienda Eileen Fisher Inc. innova in questo stesso ambito.

Un altro esempio di transizione verso il 4.0 è stato recentemente esplorato e studiato dal Bridgespan Group, che ha identificato nel finanziamento dei catalizzatori sul campo un punto di leva fondamentale per combattere le disuguaglianze. I Catalizzatori sul Campo sono persone e iniziative che non si preoccupano principalmente della crescita delle proprie organizzazioni, ma vogliono fare e fornire tutto ciò che aiuterebbe a muovere l’intero ecosistema di partner e stakeholder verso l’equità.

Un diverso tipo di intervento filantropico, sostenuto dal Presencing Institute, ha contribuito a migliorare un progetto di salute materna in Namibia. L’intervento ha riguardato un microcosmo del sistema sanitario locale: dai funzionari sanitari governativi alle infermiere. Lavorando a stretto contatto con le madri e i gruppi locali, il sistema sanitario è stato in grado di creare nuove strutture istituzionali più rispondenti alle esigenze delle madri e dei loro bambini. Questi grandi cambiamenti sono stati possibili perché i finanziatori che hanno sostenuto il progetto hanno accettato l’approccio del “non sapere tutte le risposte” e il coinvolgimento di partner a tutti i livelli del sistema.

Altre iniziative si concentrano sulla costruzione di infrastrutture di leadership trasformative intersettoriali, tra cui il programma u-lab e IDEAS del Presencing Institute. u-lab è una piattaforma gratuita online e multi-locale per lo sviluppo di capacità a sostegno del cambiamento dei sistemi; negli ultimi nove anni ha portato più di 240.000 utenti registrati da 186 Paesi in un viaggio nell’innovazione. IDEAS, in collaborazione con una fondazione partner nel Sud-est asiatico, United in Diversity, sostiene infrastrutture che portano i leader di aziende, governi, società civile e mondo accademico in un percorso congiunto di apprendimento attivo per comprendere i problemi alla radice del loro sistema e affrontarli con prototipi di soluzioni intersettoriali.

È interessante notare che gli impatti sistemici più importanti di questi sforzi filantropici diventano visibili solo anni dopo (in alcuni casi decenni). Questo è in netto contrasto con il tradizionale ciclo di sovvenzioni biennale comune alla filantropia 2.0.

La filantropia 4.0 non solo cambia il rapporto tra filantropia e beneficiari da transazionale a trasformativo, ma incorpora anche una nuova forma di consapevolezza e di intenzione condivisa che consente a tutti i partner del sistema di adattarsi e di co-evolversi in base alle esigenze di un ambiente in evoluzione. Gli investimenti di Filantropia 4.0 sono guidati da obiettivi sistemici a lungo termine.

Problemi complessi richiedono soluzioni complesse

Qual è il tipo di filantropia migliore? Dipende. Per problemi noti con soluzioni note a un livello moderato di complessità, un modo di operare 1.0 o 2.0 funziona perché è efficiente. Ma in contesti caratterizzati da dissesti e/o complessità emergente, ossia in ambienti con problemi in evoluzione e soluzioni in evoluzione, è necessario un approccio diverso. Una filantropia 3.0 e 4.0 più sofisticata riflette questo nuovo contesto di cambiamento sociale. Le sfide complesse richiedono soluzioni complesse. Affrontarle con una donazione 2.0 sarebbe, come ha detto di recente un collega delle Nazioni Unite, come cercare di “arrivare sulla luna con un carro di asini”.

La filantropia 3.0 e 4.0 si differenzia da quella 2.0 perché lascia ai beneficiari la libertà di reagire in modo flessibile di fronte a contesti in rapida evoluzione e ai dissesti. Siamo stati fortunati ad avere questa libertà nel marzo 2020, quando Covid ha colpito e gran parte del mondo si è bloccato. Al Presencing Institute sono bastati pochi giorni per mobilitare un gruppo di lavoro per fornire uno spazio di senso critico alla nostra comunità. Nel corso di alcuni mesi, circa 15.000 persone hanno partecipato regolarmente a incontri bisettimanali online, utilizzando l’ascolto profondo, la quiete e le pratiche sociali basate sulla consapevolezza per dare un senso allo sconvolgimento e per reimmaginare e rimodellare i propri viaggi in avanti. Questo intervento, chiamato Viaggio GAIA (Attivazione Globale di Intenzione e Azione), ha portato a numerose iniziative basate sul luogo che continuano a generare cambiamenti in tutto il pianeta. Le nostre azioni fluide e improvvisate sono state interamente rese possibili da una sovvenzione basata sulla fiducia che ci ha permesso di mettere insieme un programma che ritenevamo potesse rispondere alle esigenze della comunità.

Spostare a monte il luogo dell’azione filantropica

Per intensificare l’attività filantropica a livello 4.0 è necessario spostare l’attenzione sull’impatto della filantropia da valle (metriche a breve termine) a monte (evoluzione e trasformazione delle mentalità e dei sistemi operativi).

Queste evoluzioni richiedono un’indagine sulle cause profonde delle sfide che dobbiamo affrontare. In tutto il mondo, un numero sorprendente di persone che si occupano di cambiamento sta portando avanti queste ricerche. Ma spesso devono operare in modo isolato e spesso non hanno i metodi e gli strumenti per affrontare il cambiamento trasformativo in modo più consapevole e collettivo.

Quello che abbiamo imparato negli anni è che il successo di un processo di trasformazione in un sistema è funzione di due cose: uno, un cambiamento di mentalità delle persone che stanno mettendo in atto questi sistemi; e due, un’infrastruttura di supporto che aiuti questi operatori del cambiamento a percorrere questo viaggio. Queste infrastrutture di supporto sono state la condizione abilitante per i movimenti di tutto il mondo (dal movimento di decolonizzazione in India, al movimento anti-apartheid in Sudafrica, ai movimenti per i diritti civili negli Stati Uniti negli anni ’60 e nell’Europa orientale e centrale negli anni ’80, ecc.) Il cambiamento comportamentale e trasformazionale ha bisogno di una struttura di supporto intenzionale. La società civile e le iniziative intersettoriali spesso non dispongono di queste strutture di supporto di alta qualità.

L’attuale poli-crisi e l’ondata di dissesti sistemici non possono essere risolti con lo stesso pensiero che li ha creati. La filantropia 4.0 affronta le sfide sistemiche alla radice spostando il luogo di intervento da valle (orientato ai risultati) a monte (operando con nuove mentalità e sistemi operativi), tra cui:

  • Infrastrutture istituzionali scalabili che riuniscono tutti gli attori rilevanti per co-progettare l’evoluzione del sistema.
  • Capacità di leadership co-creativa per spostare la consapevolezza da una visione a silos a una visione di sistema, cioè dall’ego all’eco.
  • Metodi, strumenti e spazi che supportino nuove capacità collaborative e co-creative.

Tutti questi componenti esistono, almeno sotto forma di semi e prototipi. Ciò che manca è l’ambiente di sostegno — il terreno, le sostanze nutritive, l’acqua, la luce — che permetta a questi semi e prototipi di crescere, connettersi e diventare operativi collettivamente. Spostare il luogo primario del cambiamento nell’azione filantropica da un punto di vista puramente a valle a un punto di vista anche a monte potrebbe fornire una spinta necessaria alle iniziative di cambiamento trasformativo che aiutano a riallineare l’intenzione con l’azione a livello dell’intero sistema.

Ringrazio Saskia van den Dool-Gietman, John Heller, Antoinette Klatzky, Emma Paine e Katrin Kaufer per il loro feedback e il loro prezioso contributo, oltre a una rete di intervistati che hanno offerto il loro tempo.

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Fedi Paolo

Innovator, change maker, systemic and creative thinker, altruist